![]() |
||
![]() |
![]() ORDINI, SOCIETÀ DI Tipo di società nel quale le gerarchie tra i singoli individui e i gruppi sociali si determinano non in relazione al ruolo economico che essi svolgono ma in ragione della stima, dell'onore e della dignità attribuiti a funzioni che possono anche non avere alcun rapporto con la produzione. La società europea di ancien régime si divideva in tre grandi ordini: clero, nobiltà e Terzo stato, riecheggianti la vecchia partizione medievale tra coloro che pregano, coloro che combattono e coloro che lavorano, tutti a loro volta divisi in molteplici strati tra di loro gerarchizzati. Pur se una certa fissità sembrava caratterizzare i ruoli ricoperti all'interno degli ordini, non mancarono casi e pratiche di mobilità sociale. Adeguate strategie matrimoniali, la diffusione della venalità degli uffici e le carriere nelle istituzioni ecclesiastiche permisero, infatti, a numerosi esponenti del Terzo stato di entrare a far parte dei ceti privilegiati. Tuttavia dalla rappresentazione organicistica della società di antico regime venivano esclusi coloro che non erano inseriti in nessun ordine: mendicanti, emarginati, banditi e altri appartenenti a categorie non inquadrabili entro uno schema che si presentava carico di rigidità e preclusioni nei loro confronti. Alla società degli ordini corrispose in una certa misura, e fino a un periodo che per alcune regioni europee coprì e durò anche oltre il XIX secolo, lo stato dei ceti. Questo sistema sociale e politico, che predominò in Europa fra il XIII e il XVII secolo, era caratterizzato in particolare dall'esistenza di distinti centri di potere; il potere politico era solo uno di questi e di fronte a esso vi erano gruppi sociali con interessi e condizioni giuridiche e culturali comuni e con principi di organizzazione indipendenti. A differenza di quanto accadde poi nello stato moderno, non vi era una volontà pubblica e sovrana che si imponeva sugli interessi particolari, ma al contrario molte delle grandi decisioni legislative e amministrative e sempre quelle fiscali scaturivano da una contrattazione fra parti (il re e i ceti). Clero, piccola e grande nobiltà, borghesi erano presenti con i loro rappresentanti nelle assemblee (come gli Stati generali in Francia e le Cortes nelle monarchie iberiche), che costituivano, accanto e di fronte al monarca, un elemento essenziale del sistema costituzionale e nelle quali ciascun delegato era presente esclusivamente per proteggere gli interessi propri e del proprio ceto. Di fronte all'affermazione dello stato moderno, con i suoi principi di sovranità e assolutismo, i ceti e le assemblee di ceti persero via via di importanza, in Francia e in Castiglia fra il XVI e il XVIII secolo; mantennero invece una considerevole vitalità nell'Europa centrorientale, specialmente dove la monarchia era elettiva, ma i progressi dell'assolutismo nel XVII secolo li esautorarono anche in Prussia e nei possessi asburgici. Nel XVIII secolo i più intensi rapporti economici, la diffusione dell'illuminismo, l'ulteriore rafforzamento dell'assolutismo, portarono ad attribuire maggiore considerazione sociale agli individui più che ai ceti e favorirono l'articolarsi di una società basata sulle distinzioni di classe. A. Spagnoletti ![]() R. Mousnier, Le gerarchie sociali dal 1450 ai nostri giorni, Vita e pensiero, Milano 1971; P. Goubert, D. Roche, L'ancien régime, vol. I, Jaca Book, Milano 1985. |
![]() |